Pubblicato su politicadomani Num 85 - Novembre 2008

Traffico d’armi
Il mistero del cargo “Faina”

Invece che denaro e gioielli sono le armi il bottino dei moderni pirati. Un episodio inquietante che vede come protagonista il Kenya

di C.C.

L’agenzia di stampa Fides del Vaticano (www.fides.org) qualche giorno fa ha riportato una notizia inquietante. Un cargo, in mano a pirati somali, che trasportava armi è stato bloccato da navi statunitensi, russe e di altri Paesi, davanti alle coste del Kenia.
Non è ancora chiaro chi fosse il destinatario finale delle armi trasportate dalla nave. Secondo le indiscrezioni rese note dall’Agenzia Fides “le autorità del Kenya continuano ad affermare che le armi erano destinate al proprio esercito, ma la stampa keniana solleva dei dubbi. In primo luogo si afferma che il Kenya, Paese da sempre nell’orbita occidentale, dispone soprattutto di armi provenienti dall’Europa occidentale e dagli Stati Uniti. Le armi trasportate dal “Faina” sono invece di origine ucraina, di modello sovietico, probabilmente provenienti dai vecchi arsenali dell’Armata Rossa”. Mentre non si può escludere, sempre secondo le notizie in possesso dell’agenzia di stampa, che il Kenya abbia deciso di ampliare la lista dei propri fornitori, rimane comunque qualche perplessità sull’acquisto di carri armati di modello sovietico, una cosa che comporta la creazione di una linea logistica distinta dal resto dell’equipaggiamento. Le autorità keniane affermano che il carico del “Faina” fa parte di un accordo più ampio concluso tra l’Ucraina e il Kenya nel 2007. La stampa keniana riporta però che il governo locale non ha notificato alle Nazioni Unite le sue importazioni ed esportazioni di armamenti e non vi è traccia nei documenti ufficiali keniani del contratto con l’Ucraina.
Il Registro dell’ONU delle armi convenzionali ha ricevuto dall’Ucraina la notifica della vendita al Kenya di una serie di armamenti: 77 carri armati, 2 lanciarazzi d’artiglieria, 40mila fucili e mitragliatrici. Il Kenya ha ricevuto inoltre 15 aerei da combattimento di seconda mano dalla Giordania. I venditori hanno fatto sapere all’ONU la vendita ma l’acquirente no.
La domanda nasce spontanea e Fides si è chiesta: perché? Inoltre, perché il Kenya ha bisogno di così tante armi? Vi sono stati dei mediatori che hanno preso una percentuale su queste transazioni? Perché il portavoce della Quinta Flotta americana aveva dichiarato che le armi trasportate dal “Faina” erano destinate al sud Sudan? È cosa nota negli ambienti internazionali che sia il Governo del Kenia sia quello del sud Sudan stanno continuando a riarmarsi in previsione del referendum del 2010, che dovrà decidere se le regioni meridionali sudanesi diverranno indipendenti o continueranno a far parte del Sudan.
Dunque, si spendono soldi per le armi ma non ci sono fondi per combattere le malattie, per sfamare i bambini, per creare sviluppo. Pochi dittatori al servizio dei grandi potentati economici e politici usano il denaro per comprare strumenti di morte e perpetuare il loro effimero e tragico potere.
Il mistero non è stato ancora risolto, dato che i diretti interessati negano tutto, anche l’evidenza. Staremo a vedere cosa accadrà nelle prossime settimane. Un fatto è certo, la crisi finanziaria, sembra non aver intaccato minimamente il florido e solido mercato delle armi, sempre impermeabile ad ogni tipo di tempesta.

[Fonte: Agenzia Fides del 6/10/2008 di L.M.]

 

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